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la durata dell’inverno

-Nevica ? Come fai a dirlo?
-Non lo senti il rumore

Un inverno particolarmente freddo, di quelli che non finiscono mai. Una non precisata città del nord Italia. Un quartiere di periferia pieno di piccoli negozi con luci al neon, popolato di nebbia ed eccentrici vecchi signori. Una stanza crivellata di spifferi, una stufa elettrica che non scalda abbastanza. Due donne, Tea e Andrea, che si trovano a conviverci loro malgrado, lavorando al piano di sopra come prostitute. Il freddo sale dal pavimento, si mangia le ossa, rinchiude il cervello. La pelle è sempre più intrisa dei desideri e degli odori degli altri, di quei clienti il cui tragicomico universo si imprime suo malgrado sui corpi e sull’anima delle due donne.

Soggetto

  • Eleonora Gusmano Ania Rizzi Bogdan

Autore

  • Giulia Lombezzi

Regia

  • Giulia Lombezzi

scene

  • Francesco Prudente

Vincitore del Premio Donne e Teatro 2016 e del Premio Siae 2018

[…] Un’azione che racconta miserie e splendori di due donne che vivono ai limiti della miseria quel tale mestiere che si definisce il più antico del mondo. Le miserie si possono facilmente immaginare, non così gli splendori, che invece ci sono e per certi aspetti, illuminanti. Tutto questo viene osservato e raffigurato con perfetta bravura. […] 

[…] Le due prostitute vivono dentro quella piccola stanza come in un palla di neve, una bolla atemporale in cui aleggiano leggeri come fiocchi di neve ricordi e speranze, fantasmi e superstizioni, preghiere e bestemmie. […]

[…] Il soffio di un vento gelido apre la scena. Due donne in una gelida stanza, nel bel mezzo di un gelido inverno. Il freddo dei corpi e il freddo delle anime.Nonostante la scottante tematica sia largamente frequentata, l’opera riesce ad oltrepassare il fenomeno sociale, ad entrare in profondità nelle anime di queste due derelitte, colte in questa particolare angolazione nell’intimità del quotidiano, fuori dal “lavoro”, rivelando il loro volto umano, celato da una squallida vita di privazioni e miserie. […]

 […] “LA DURATA DELL’INVERNO” è un testo ben scritto e ben diretto, in cui i ritmi seguono le dinamiche con forza e naturalezza. […]

Sinossi 

Un inverno particolarmente freddo, di quelli che non finiscono mai. Una non precisata città del nord Italia. Un quartiere di periferia pieno di piccoli negozi con luci al neon, popolato di nebbia ed eccentrici vecchi signori.Una stanza crivellata di spifferi, una stufa elettrica che non scalda abbastanza.Due donne, Tea e Andrea, che si trovano a conviverci loro malgrado, lavorando al piano di sopra come prostitute. Il freddo sale dal pavimento, si mangia le ossa, rinchiude il cervello. La pelle è sempre più intrisa dei desideri e degli odori degli altri, di quei clienti il cui tragicomico universo si imprime suo malgrado sui corpi e sull’anima delle due donne.La distanza fra Andrea e Tea pare immensa, ma la camera è troppo piccola per tenere separati a lungo i loro mondi, fatti di fantasmi, speranze e superstizioni.L’inverno si rivela troppo lungo per essere affrontato da sole. Ci siamo chieste, scrivendo questa storia, come si forma quell’istante tra gli esseri umani in cui l’indifferenza reciproca si tramuta in empatia.Alcune prostitute descrivono il loro lavoro come una “camera di compensazione” dove chiudono la testa per il tempo della prestazione, per essere fuori da sé. Noi abbiamo cercato di raccontare cosa succede dentro e fuori da questa camera di compensazione.”La durata dell’inverno” racconta il contraddittorio e disincantato cammino di un’amicizia, dei muri che questa può riuscire a sgretolare e dell’eredità che ogni legame inevitabilmente lascia dentro di noi.

Note di regia

Ho strutturato la regia di questa storia immaginando di andare a guardare dentro la finestra di Andrea e Tea circa una volta al mese. I quadri che si vedono sono ritagli di tempo nella vita delle protagoniste, dove la percezione dello spazio evolve di pari passo con l’evoluzione del legame fra le due. Una serie di gesti reiterati, come lavarsi, truccarsi, vestirsi, struccarsi, lavarsi ancora, scandiscono giorni tutti uguali dove i due personaggi si svelano sempre di più a sé stessi e al pubblico. Nella monotonia che avvolge il loro lavoro, la variante che si viene a inserire è una confidenza sempre maggiore, che le porta ad altre azioni, come ballare, ridere insieme, farsi forza, lavarsi a vicenda per togliersi dalla pelle i clienti e scaldare via l’inverno che sembra non finire mai. Una serie di effetti sonori raccontano il freddo che assedia le giornate e che torna sempre a manifestarsi, portando le protagoniste prima che psicologicamente, fisiologicamente a farsi più vicine, come animali in letargo, come se la primavera fosse sempre altrove.